lunedì 19 marzo 2012

Scorci di Primavera

Finalmente piove, quattro gocce qua e là, sempre meglio del niente degli ultimi mesi.
Il cielo è grigio da tre giorni, addirittura viola in certi momenti che pare debba arrivare il diluvio universale, ma finora si sono viste poche gocce, neanche che il Padre Eterno o chi per Lui stiano ponderando i nostri meriti e se quest'acqua ce la siamo guadagnata o meno. E intanto nuvoloni carichi stazionano sopra le nostre teste privandoci del Sole e togliendo la vivacità ai colori primaverili.
Poco male se questo servirà a dissetare la Terra arsa dal gelo e dal vento dell'inverno che ci stiamo lasciando alle spalle.

ViolettaLa prima violetta

Nel mio giardinetto il ciclo della vita continua a girare sotto il mio sguardo attento.
La settimana scorsa ho incontrato la prima sparuta violetta che si faceva strada tra i resti delle foglie morte e l'ho guardata ben bene quasi a domandarle dove fossero tutte le altre. Strano vederne una da sola, ho pensato, ma un po' alla volta, nei giorni seguenti, sono comparse un po' ovunque e l'invasione sta continuando per la mia grande gioia!
Sono piante spontanee come pure lo sono le primule che ogni anno ritrovo più numerose.

Primule spontaneePrimule spontanee

Tutto è in movimento, anche il mio prunus che si sta preparando alla sua annuale esplosione rosa, mentre la cinciallegra canta dall'alto dei suoi rami ricordandomi di portarle il suo pasto quotidiano.

Prunus fiorito
Prunus fiorito
Prunus fioritoPrunus in fiore

Intanto, mentre scrivo, abbiamo ricevuto la benedizione di uno scroscio di pioggia e il giorno volge alla fine.
L'ultimo a farsi sentire è il merlo che, come tutte le sere prima di ritirarsi, si ferma a cantare nel mio giardino al momento dell'imbrunire. E' un canto che accompagna la penombra che si fa più marcata e che ispira un sentimento di dolce maliconia, come un invito all'introspezione stimolata dall'ora crepuscolare.


domenica 11 marzo 2012

Risveglio

La Primavera ha fatto il suo ingresso anche nel mio piccolo giardino.
Ufficialmente, in realtà, non è ancora Primavera, ma la Natura si sta già risvegliando, iniziando in modo impercettibile a scuotersi dal lungo riposo invernale e poi via via facendosi notare in maniera sempre più clamorosa.

Ramo con gemmeE' il periodo dell'anno che preferisco. D'altra parte anche noi umani, seguendo il corso delle stagioni, percepiamo quel qualcosa in più di linfa vitale scorrere nelle nostre vene.
Sensazione silenziosa perchè, si sa, la Natura non usa le parole per esprimersi, lavora in silenzio. Sono i nostri occhi che hanno il privilegio di poter osservare tutto ciò che essa crea.
Ed io osservo e mi meraviglio ogni volta nel vedere lo spettacolo della rinascita, come se fosse la prima volta. E' una grande gioia per me sapere che le mie beniamine ce l'abbiano fatta a superare i rigori dell'inverno e mi conforta e rassicura la loro presenza.
Nel nostro quieto modo di comunicare percepisco il fremito di vita fluire dalle profondità della terra per esplodere nelle gemme di fiori e foglie che andranno a colorare il mio piccolo mondo. E' bello, è vita e mi sento viva!

Rosaio rampicante con gemmeIl rosaio rampicante "New Dawn"

Lilla con gemmeL'alberello di lillà

Prunus coperto di gemme
Ramo di prunus con gemmeIl mio amatissimo prunus

venerdì 2 marzo 2012

Cartoline di una volta

Questa per me è stata una settimana impegnativa che non mi ha lasciato il tempo di scrivere ed allora ne approfitto per presentare alcune cartoline della mia piccola collezione.
La maggior parte di queste cartoline proviene dalla mia famiglia per cui mi sono ancor più care.
Oltre al fatto che mi incantano per quell'aria un po' romantica e quello spirito nostalgico che si portano dietro.

Cartolina Buona Pasqua 19311931

Due cartoline Buona Pasqua 1921 - 19381921 1938

Cartolina Buon Onomastico 19371937 1937

Cartoline Buon Onomastico 1925 - 19261926 1925

1927

P.S.: la cartolina nell'intestazione del blog, datata 1907, è la mia preferita della collezione.

venerdì 24 febbraio 2012

Sogno di una notte di fine estate ovvero alieni a bordo - 2a parte

Un uomo mi avvicina. E' grosso di corporatura ed ha i capelli brizzolati. Poco prima l'avevo visto accanto alle apparecchiature e so che è un membro dell'equipaggio, probabilmente un macchinista.
Lo informo della situazione e gli dico che non deve fare uscire le donne dal laboratorio per nessuna ragione. Io non posso fermarmi lì perchè devo continuare la caccia.
E' un uomo affidabile ed ho fiducia che farà buona guardia. Lui non parla, ma con la testa mi fa segno di aver ben capito mentre si avvia verso la vetrata. Noto allora che il suo braccio destro è storpio e più corto dell'altro, segno che si è già scontrato con gli alieni e ne ha riportato quel danno. Ciò lo rende maggiormente idoneo a quel compito perchè, sopravvissuto ad un primo attacco, sa bene come fare a difendersi e certamente è ben agguerrito ed aha voglia di fargliela
pagare.

Vado verso le apparecchiature dove nel frattempo sono arrivati altri tre marinai che vedo indaffarati a cercare di capire come farle funzionare ora che il personale addetto è stato messo fuori gioco.

Sono cauta perchè mi rendo conto che a questo punto è diventato difficile distinguere chi è ancora se stesso da chi è stato preso dagli alieni. Decido pertanto di non svelare le mie reali intenzioni e, per non destare sospetti, mi comporto come se tutto fosse normale. Scambiamo due parole sui loro progressi in quella postazione e, senza lasciargli il tempo di farmi domande, mi congedo con la scusa che devo andare a rapporto.

Incrociatore in mare al tramontoMi allontano e scendo ad un ponte inferiore alla ricerca di un posto tranquillo dove poter riflettere sul da farsi. Entro in una cabina ed apro una finestra interamente in metallo come quelle dei mezzi blindati. Si apre a spinta dal basso e posso vedere il mare sotto di noi.
Mi irrigidisco nel sentire la porta alle mie spalle che si apre. Mi giro di fianco tenendo un braccio appoggiato all'apertura della finestra per assumere un atteggiamento naturale. L'alieno, che di alieno si tratta, si affaccia all'interno, mi guarda, con gli occhi percorre velocemente la stanza e, non notando niente di anormale, mi saluta e prosegue il suo giro di ispezione.
Tiro un sospiro di sollievo. Non ha capito chi sono, ma è meglio che mi tolga di lì in fretta e mi trovi un rifugio sicuro. Oramai sapranno che sono a bordo e mi staranno cercando.

Con circospezione percorro dei corridoi mantenendomi il più possibile nell'ombra. Un uomo furtivo si sporge da dietro un angolo e mi fa dei cenni per indicarmi un percorso. Capisco allora che non sono rimasta sola. Altri sono sopravvissuti e posso contare sul loro appoggio per rimanere nascosta il tempo necessario.
Apro una porta alla mia destra ed entro nella piccola cabina. Anche qui apro la finestra in metallo e mi sporgo per guardare: tutto intorno si vede solo il mare, niente terra in vista, come immaginavo.
Il mare è calmo, animato solo dal luccichio dei riflessi del sole del tardo pomeriggio.

Rifletto che ciò va bene, abbiamo ancora tempo per agire prima di arrivare a destinazione.
Sì, c'è ancora tempo.


sabato 18 febbraio 2012

Sogno di una notte di fine estate ovvero alieni a bordo - 1a parte

Cammino lungo uno stretto corridoio. Le pareti sono di metallo grigio e non ci sono finestre, solo alcune porte, anch’esse in metallo. Avverto del movimento sotto ai miei piedi, come un leggero rollio che rende la mia andatura un po’ dondolante. Ma sì, ora ricordo, sono a bordo di un incrociatore.

Illustrazione incrociatore Duca AbruzziAllungo il passo perché devo raggiungere gli altri. Apro una porta alla mia destra ed entro in una stanza che è stata designata come sala comandi e dove la riunione a cui devo attendere è già iniziata. Gli ufficiali e alcuni membri dell’equipaggio presenti indossano abiti civili, non militari, e si respira la tensione per il fatto grave che sta accadendo a bordo: ci sono delle presenze aliene che vogliono impadronirsi della nave ed operano impossessandosi dei corpi delle persone per poi sostituirsi ad esse.
Gli abiti civili servono per confonderli perché ovviamente cercheranno prima di catturare gli ufficiali per poter governare la nave.
In qualche modo dobbiamo affrontare la situazione ed impedire che ciò avvenga. Dobbiamo smascherarli prima che riescano nel loro intento, ma sappiamo che hanno già iniziato a mescolarsi tra di noi occupando i corpi di alcuni compagni caduti.
Parliamo, cerchiamo soluzioni e strategie da mettere in atto.

Improvvisamente entra un uomo trafelato dicendo quasi urlando che gli alieni vogliono rilasciare
una sostanza nell’aria facendola passare per i condotti integrati nella struttura.
Memore di un’esperienza passata, intervengo dicendo che dobbiamo fermarli immediatamente perché si tratta di una sostanza tossica. E’ troppo tardi, la sostanza, che si manifesta in forma di eteree sfere bianche sospese nell’aria prima di dissolversi in gas, è già stata rilasciata e non c’è tempo per correre ai ripari.

Incrociatore in navigazioneAttorno a me vedo alcune persone accasciarsi al suolo. Mi inchino su una ragazza che si tiene sollevata col dorso contro una parete, e la sollecito a non lasciarsi andare, a reagire. Lei mi fa cenno di sì col capo.
Mi rialzo e realizzo che a me, come ad alcuni altri presenti, il gas non sta facendo effetto, perlomeno a quel livello di contaminazione, ma non sappiamo fino a che punto siamo immuni e cosa ci succederebbe se il gas continuasse a diffondersi, per cui decidiamo che è meglio che ci affrettiamo ad individuare le persone prese dagli alieni per neutralizzarle fintanto che siamo in grado di farlo.
Prima però vado di corsa a verificare le apparecchiature scientifiche di bordo. Ripercorro il corridoio a ritroso ed esco dalla porta in fondo che porta in una sala tecnica. Un po’ più in là sulla mia destra e a ridosso della parete ci sono le postazioni scientifiche. Lì due ricercatrici sono all’opera per cercare di fermare la fuga di gas operata dagli alieni e mi riferiscono che sono a buon punto.
Ne prendo atto e mi allontano per raggiungere gli altri: siamo un gruppetto di quattro e assieme iniziamo la caccia agli alieni in giro per la nave.

Poco dopo l’istinto mi dice di tornare alla sala tecnica in quanto è uno dei punti strategici più appetibili per possibili invasori e, come entro nella sala, noto che le due ricercatrici non ci sono più. Giro lo sguardo e le vedo dietro ad una vetrata che separa un piccolo laboratorio situato sul lato opposto rispetto alle apparecchiature. Alle loro spalle c’è la ragazza che avevo lasciato a terra nella sala comandi.
La mia gioia nel vederla viva si smorza subito al suo strano sorriso che fa apparire il suo volto una maschera. Le due ricercatrici mi fanno dei cenni da cui capisco che sono state catturate dagli alieni e che la ragazza è uno di loro. In qualche modo, sapendo di essere perdute, si sono rinchiuse nel laboratorio per impedire all’aliena di fare altre vittime.
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sabato 11 febbraio 2012

LASCIATE BRICIOLE SUI DAVANZALI, GLI UCCELLI MUOIONO

Passero nella neve
Il freddo intenso di queste settimane sta colpendo anche gli animali selvatici con un aumento terrificante di morti per fame e assideramento.
In questa situazione l'Enpa e la Lipu stanno lanciando degli appelli per cercare di aiutare queste creature a superare il periodo ed io li inoltro qui di seguito nella speranza che questo possa essere un ulteriore piccolo contributo.
In realtà non ci vuole molto per dare una mano a chiunque si trovi in difficoltà, sia esso un essere umano o un animale, basta non girare la testa per far finta di non aver visto.
Una coperta a un senzatetto o una manciata di semi ai passeri, per molti di noi non sono niente, ma possono cambiare la vita di chi li riceve.
Ogni piccolo gesto conta per dare a questo Mondo la possibilità di sopravvivere, specialmente in quest'epoca buia che stiamo attraversando.

Appello Enpa
L'Enpa si rivolge agli italiani: "Briciole di pane o frutta secca sul davanzale, sul terrazzo o nei parchi pubblici. Aiutiamo gli uccelli a non morire"

Ecco alcuni esempi di possibili menu tratti dal sito dell'Enpa:

CINCIALLEGRE: arachidi non salate;
PICCHI: carne cruda;
PASSERI e MERLI: briciole di dolci e piccole granaglie;
MERLI e PETTIROSSI: croste di formaggio tagliate a piccoli cubetti;
TORDI, STORNI e PETTIROSSI: frutta fresca;
FRINGUELLI e CAPINERE: semi di girasole, fiocchi di cereali, dolci sminuzzati

Psserotti nella neve
FREDDO INTENSO, GELO E NEVE, APPELLO DELLA LIPU: “ESPORRE MANGIATOIE CON GRASSO,SEMI E BRICIOLE DOLCI SU BALCONI, DAVANZALI E NEI GIARDINI”

Allertati i centri recupero fauna selvatica gestiti dall’associazione
Centri di recupero della fauna selvatica allertati e un invito a rifornire di briciole dolci e pezzetti di grasso balconi, davanzali e giardini. L’appello è della LIPU-BirdLife Italia, per aiutare la fauna selvatica che potrebbe trovarsi nei prossimi giorni in grave difficoltà a causa della neve e del gelo che fanno scarseggiare il cibo.

In questi giorni – sottolinea la LIPU - è molto utile, per aiutare pettirossi, merli, cince, passeri e verdoni, esporre una o più mangiatoie su davanzali e balconi o in giardino, dotandole di pezzetti di grasso e carne, croste di formaggio, frutta fresca e secca, briciole dolci, miscele di semi.

Le mangiatoie si possono anche realizzare in casa con materiali di recupero quali bottiglie di plastica, retine per agrumi o ortaggi o cartoni del latte. Vanno rifornite regolarmente, senza riempirle con quantità eccessive di cibo (che potrebbe deteriorarsi) e senza esporre mai cibo salato o piccante in quanto risulta tossico per gli uccelli.

La mangiatoia va appoggiata direttamente sul terreno, se disponiamo di un giardino grande e non frequentato da gatti; altrimenti va installata su un palo di ferro zincato a circa 1,5 metri di altezza. Quelle da appendere sono ottime per chi ha un balcone, ma si possono anche attaccare ai rami degli alberi.

“I nostri 12 centri recupero della fauna selvatica sono allertati per questa ondata di freddo che durerà diversi giorni – dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU – Coloro che ritrovassero animali selvatici in difficoltà sono pregati di contattare il centro recupero più vicino, il cui elenco è disponibile sul nostro sito www.lipu.it, oppure, se troppo distante, le polizie provinciali o il Corpo forestale dello Stato. Domani sarò al nostro Centro recupero La Fagiana di Milano per fare il punto della situazione con i volontari”.

Numerose specie di uccelli insettivori cambiano in inverno per necessità la propria dieta: merlo, pettirosso, capinera e passera scopaiola si nutrono di briciole dolci (per esempio panettone e plum-cake), biscotti e frutta fresca; cinciarella, cinciallegra e picchio muratore di arachidi non salate, semi di girasole, pinoli sgusciati, frutta secca tritata (noci e nocciole). Per uccelli granivori come passera d’Italia, fringuello, verdone e cardellino miscele di semi vari (miglio, canapa, avena, frumento), semi di girasole, mais spezzato.

Comunicato stampa della Lipu, Parma, 3 febbraio 2012



FREDDO E MALTEMPO: E’ EMERGENZA PER AIRONI, RAPACI E PICCOLI UCCELLI.NUOVO APPELLO LIPU: “RACCOGLIERE ANIMALI IN DIFFICOLTA’
ED ESPORRE ACQUA, BRICIOLE DOLCI E FRUTTA SECCA”

La LIPU rinnova l’appello ad aiutare animali in difficoltà e a esporre su balconi e davanzali (o in mangiatoie nei giardini ad almeno 1,5 metri di altezza da terra) pezzetti di grasso e carne, croste di formaggio, frutta fresca e secca, briciole dolci, miscele di semi. Aggiungendo anche acqua (quella disponibile è spesso ghiacciata) ed evitando il pane, che sazia gli uccelli ma non li nutre.

“L’emergenza durerà ancora – sottolinea il presidente LIPU Fulvio Mamone Capria – Con un semplice gesto, come mettere briciole e pezzetti di grasso sul balcone, possiamo aiutare tante specie di uccelli che rischiano di non sopravvivere a questo freddo eccezionale. La mobilitazione dei nostri volontari per salvare più esemplari sta crescendo in queste ore, e stiamo seguendo continuamente la situazione”.

Comunicato stampa della Lipu, Parma, 8 febbraio 2012

Scoiattolo nella neve
Ci sono anch'io!

giovedì 2 febbraio 2012

Per vivere sani

Un'amica mi ha inviato un'e-mail con il testo che trascrivo qui sotto. L'ho trovato piacevolmente ironico forse perchè sono una persona attenta alle mie scelte alimentari, cosmetiche etc., insomma cerco di informarmi e di utilizzare quello che ritengo più salutare o quanto meno di ridurre al massimo il consumo di beni potenzialmente dannosi per la salute. Certamente seguo i miei principi senza diventare né ossessiva né compulsiva ... almeno spero che sia così.

Non conosco l'autore di questo testo sicchè non posso farne menzione.

Tazza di te con frutta
Dicono che tutti i giorni dobbiamo mangiare una mela per il ferro e una banana per il potassio. Anche un'arancia per la vitamina C e una tazza di té verde senza zucchero per prevenire il diabete.

Tutti i giorni dobbiamo bere due litri d'acqua (sì, e poi espellerli, che richiede il doppio del tempo che hai perso per berli).

Tutti i giorni bisogna bere un Actimel o mangiare uno yogurt per avere gli 'L.Casei Defensis', che nessuno sa bene che cosa sono però sembra che se non ti ingoi per lo meno un milione e mezzo di questi bacilli (?!) tutti i giorni, inizi a vedere sfocato.

Ogni giorno un'aspirina, per prevenire l'infarto, e un bicchiere di vino rosso, sempre contro l'infarto ed un altro di bianco, per il sistema nervoso, ed uno di birra, che già non mi ricordo più a cosa serva.

Se li bevi tutti insieme, ti può dare un'emorragia cerebrale, però non ti preoccupare, perché tanto non te ne renderai neanche conto.

Birra vino bianco e vino rosso
Tutti i giorni bisogna mangiare fibra, molta, moltissima fibra, finché riesci a...espellere un maglione.

Si devono fare tra i 4 e 6 pasti quotidiani, leggeri, senza dimenticare di masticare 10 volte ogni boccone. Facendo i calcoli, solo per mangiare se ne vanno quasi 5 ore.

Ah, e dopo ogni pasto bisogna lavarsi i denti, ossia dopo l'Actimel e la fibra lavati i denti, dopo la mela i denti, dopo la banana i denti... e così via finché ti rimangono 3 denti in bocca; senza dimenticarti di usare il filo interdentale, massaggiare le gengive, il risciacquo con Listerine...

Bisogna dormire otto ore e lavorare altre otto, più le 5 necessarie per mangiare, 21. Te ne rimangono 3, sempre che non ci sia traffico.

Secondo le statistiche, vediamo la tele per tre ore al giorno. Già, non si può, però tutti i giorni bisogna camminare almeno mezz'ora (attenzione: dopo 15 minuti torna indietro, altrimenti la mezz'ora diventa una).

Bisogna mantenere le amicizie perché sono come le piante, bisogna innaffiarle tutti i giorni. Inoltre, bisogna tenersi informati, e leggere per lo meno due giornali e un paio di articoli di rivista, per una lettura critica.

Ah! se si riesce a tenere il ritmo, si deve fare l'amore tutti i giorni, però senza cadere nella routine: bisogna essere innovatori, creativi, e rinnovare la seduzione continuamente.

Bisogna anche avere il tempo di spazzare per terra, lavare i piatti, i panni, e non parliamo se hai un cane o ... dei FIGLI???

Insomma, per farla breve, i conti danno 29 ore al giorno, minuto più minuto meno. L'unica possibilità che mi viene in mente per comprimere i tempi è fare varie cose contemporaneamente.
Per esempio: ti fai la doccia con acqua fredda e con la bocca aperta così ti bevi i due litri d'acqua. Mentre esci dal bagno con lo spazzolino in bocca fai l'amore (tantrico) col compagno/a che nel frattempo guarda la tele e ti racconta, mentre tu lavi per terra.

Ti è rimasta una mano libera?? Chiama i tuoi amici! E i tuoi genitori. Bevi il vino (dopo aver chiamato i tuoi senz'altro ne avrai bisogno). Il BioPuritas con la mela te lo può dare il tuo compagno/a, mentre si mangia la banana con l'Actimel, e domani fate cambio.

Però se ti rimangono due minuti liberi, invia questo messaggio ai tuoi Amici (che bisogna annaffiare come una pianta).

Adesso ti lascio, perché tra lo yogurt, la mela, la birra, il primo litro d'acqua e il terzo pasto con fibra della giornata, già non so più cosa sto facendo ... però devo andare urgentemente al bagno.

E ne approfitto per lavarmi i denti....

SE TI HO GIÁ MANDATO QUESTO MESSAGGIO, PERDONAMI PERÓ É L'ALZHEIMER, CHE NONOSTANTE TUTTE LE CURE NON SONO RIUSCITO A COMBATTERE.

giovedì 26 gennaio 2012

Origini - 2a parte

Grado - Basilica
Grado - Basilica
Una cosa che a Grado si imparava già in giovane età era il nome dei venti. In una comunità costituita in forte numero da pescatori, essi rappresentavano un comune soggetto di conversazione e la loro conoscenza era una salvaguardia per la vita di chi doveva affrontare il mare.
Da bambina vedevo spesso dei pescatori che, prima di avviarsi al porto, andavano sulla costa a scrutare il mare e, da come si muovevano le onde, decidevano se potevano prendere il largo o meno.
Poi si sentivano i commenti tra le calli: "Xe bora", "Xe siroco", e via dicendo in un ampio vocabolario dialettale che dava un nome a ogni vento o variante di forza dello stesso o eventi climatici ad essi associati.
Si incominciava in questo modo a prendere dimestichezza con la rosa dei venti in un tempo in cui a bordo non c'erano strumenti sofisticati, ma solo l'esperienza di una vita in mare.

Grado - Laguna con Isola di Barbana - vista aerea
Certo è che questa zona, così aperta, è un punto d'incrocio delle correnti d'aria e mi piace definire i suoi abitanti "figli dei venti" e come tali soggetti a moti dello spirito.
C'è magia nei luoghi dove i venti si incrociano e spargono la loro energia. Basta fare un giro in laguna in una giornata di bora per sentirsi riempire da questa forza vitale, ben inteso non quando soffia a 130 Km/h. che allora è meglio non avventurarsi fuori!
Comunque è vero che la gente di qui ha una certa facilità a sintonizzarsi con i mondi sottili e non è raro che in qualche misura si sviluppi il dono della vista, a volte tanto semplicemente quanto il prenderne coscienza.
E magici sono anche i versi di Biagio Marin che seguono:

Grado - Isola di BarbanaL'ANEMA MIA

L'ánema mia xe solo un bel paese,
un golfo biavo e le montagne in giro;
e sora i munti sventola un pavese
de nuòli ariusi in tepido respiro.

Passa pel sangue réfuli de vento,
mola 'l siroco e sufia garbinasso;
duto 'l gno sangue 'l sa de marinasso,
d'áleghe verde su restìe d'arzento.

Se 'l vento tra le cane d'un paoleto
fis-ciota canti piculi d'amor,
riùssa 'l cuor, el se dormensa quieto
comò 'na fantulina apena in fior.

Biagio Marin

Traduzione:
L'ANIMA MIA
L'anima mia è solo un bel paese, - un golfo bianco e le montagne intorno; - e sopra i monti sventola un pavese - di nuvole ariose in tiepido respiro.
Passan nel sangue soffi di vento, - molla lo scirocco e soffia il libeccio; - tutto il mio sangue odora di mare, - d'alghe verdi su onde d'argento.
Se il vento tra le canne di un "pauleto" (*) - fischietta canti piccoli d'amore, - ridacchia il cuore, si addormenta quieto - come una bambina appena in fiore.
(*) zona della laguna con isolotti e canaletti sulle quali crescono canne palustri


Grado - Laguna - vista aerea
ME SON VISSUO

Me son vissúo
favelando co' i nuòli,
barche lontan dai moli
su l'urizonte de velúo.

E son vissúo sognando
isole e rade
de là del mar più grando,
el mare sensa strade.

Cussí son arivào
ai cunfini del mondo,
de là del mar profondo
sempre solo sognào.

Biagio Marin, A le fose (1984)

Traduzione:

IO SONO VISSUTO
Io sono vissuto - parlando con le nuvole, - barche lontane dai moli - sull'orizzonte di velluto.
E sono vissuto sognando - d'isole e di rade - al di la' del mare piu' grande, -il mare senza strade.
Cosi sono arrivato - ai confini del mondo - al di la' del mar profondo - sempre solo sognato.

giovedì 19 gennaio 2012

Origini - 1a parte

Grado - Friuli Venezia Giulia - vista aerea
Grado - Friuli Venezia Giulia - vista aereaI miei nonni materni erano di Grado, emigrati in Francia nei primi anni '20, da cui la mia quota di sangue italiano trova su quest'isola le sue radici. Per questioni familiari vi ho speso diversi anni della mia infanzia e tuttora, dopo un variegato peregrinare in giro per l'Italia e per il mondo, risiedo nelle vicinanze.
Le cose sono molto cambiate da quando mia nonna, da piccola, mi raccontava del suo paese descrivendolo come un angolo di paradiso, in cui anche nella miseria più nera si viveva in armonia e sempre in sintonia con i movimenti del mare onnipresente.
Ricordo i miei primi anni a Grado, quando ancora bambina, mi piaceva passeggiare lungo la costa e sostavo incantata a guardare i colori del tramonto che si riflettevano sulle lievi onde del nord Adriatico. Restavo lì, immobile, fintanto che l'ultimo spicchio del grande cerchio infuocato non spariva dietro all'orizzonte. Un senso di malinconia mi pervadeva, ma subito svaniva per lasciare il posto alla mia inconsapevolezza infantile.
Benché nata e cresciuta nel verde, ma freddo Jura francese, il mare conquistò da subito il mio cuore per non lasciarlo mai più.

Grado - Friuli Venezia Giulia - peschereccio al porto
Nessuno meglio del grande poeta dialettale Biagio Marin (1891 - 1985) riesce ad esprimere i sentimenti che mi legano a questa terra, o meglio al ricordo di com'era fino a qualche decennio fa. Lascio dunque a lui la parola!

PAESE MIO

Paese mio,
picolo nío e covo de corcali,
pusào lisiero sora un dosso biondo,
per tu de canti ne faravo un mondo
e mai no finiravo de cantâli.

Per tu 'sti canti a siò che i te 'ncorona
comò un svolo de nuòli matutini
e un solo su la fossa de gno nona
duta coverta d'alti rosmarini.

Biagio Marin, da “Cansone picole”, 1927

Traduzione:
PAESE MIO
Paese mio, piccolo nido e covo di gabbiani, - posato leggero su di un dosso biondo, - per te di canti ne farei un mondo - e mai non smetterei di cantarli.
Per te questi canti, perché ti incoronino - come un volo di nuvoli mattutini - e uno solo sulla fossa di mia nonna - tutta coperta di alti rosmarini.

Grado - Friuli Venezia Giulia - spiaggia in invernoLA SOLITAE

La solitàe la xe comò la piova
che la soneva sora 'l mar lisiera
co, mamolo, me 'ndevo su la spiasa
su l'ora che a levante feva sera.

La solitàe vigniva co' 'l caligo
de le marine ignote de ponente;
la rompeva ogni tanto garghe sigo
de gharghe oselo ne l'ombra cressente.

Dolse 'l rumor de l'aqua su l'ombrela,
caressa al cuor el respiro de l'ola;
passeva silensiosa gharghe vela,
che ne la piova pareva più sola.

E me più solo fato conca svoda
e sonante de duti quii laminti,
de quele parolete de la piova
e dei fis-ci, lontan, dei bastimenti.

Biagio Marin

Traduzione:
LA SOLITUDINE
La solitudine e' come la pioggia - che suovana leggera sopra il mare - quando, bambino, me ne andavo sulla spiaggia - all'ora che a levante faceva sera.
La solitudine veniva con la nebbia - delle marine ignote di ponente; - la rompeva ogni tanto qualche grido - di qualche uccello nell'ombra crescente.
Dolce il rumore dell'acqua sull'ombrello, - accarezza il cuore il respiro dell'onda; - passava silenziosa qualche vela, - che nella pioggia pareva più sola.
Ed io più solo fatto conca vuota - e risuonante di tutti quei lamenti, - di quelle paroline della pioggia- e dei fischi, lontani, dei bastimenti.

martedì 10 gennaio 2012

C'è un paio di scarpette rosse

Fiori rossi di Schlumbergera
C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
Schulze Monaco
c'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c'è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per i soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c'è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald

erano di un bimbo di tre anni
forse di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l'eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono
c'è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole...
                                                               Joyce Lussu

mercoledì 4 gennaio 2012

Una crema fatta in casa

Mi hanno insegnato a fare una crema per il viso veramente semplice da preparare e con pochi ingredienti facilmente reperibili.
Da anni ormai non uso più le creme che si trovano in commercio, stufa di tutti quei prodotti chimici inclusi tra gli ingredienti, non ultimi, vari derivati dal petrolio. Senza contare quelle marche che evidenziano la presenza di ingredienti naturali definiti da me specchi per le allodole in quanto, salva una minima percentuale di queste sostanze naturali, il resto è una classica miscela chimica il cui uso è supportato da una normativa in materia che può tranquillamente definirsi ambigua.
Basta leggere le etichette per rendersi conto della situazione.

Dunque, eccovi la ricetta per fare una buona crema nutriente per la pelle. E’ molto ricca con proprietà idratanti ed emollienti.
Ingredienti crema viso
Ingredienti per circa 100 gr. di crema:
- 12 gr. di cera d’api
- 35 gr. di olio di semi di girasole (o soia)
- 20 gr. di olio di mandorle dolci
- 10 gr. di olio di oliva
- 20 gr. di acqua distillata di rose
- Alcune gocce di olio essenziale (*)

- Mettete la cera d’api in una ciotola di vetro resistente al calore e ponete a bagnomaria;
- Composto caldoQuando la cera si sarà sciolta aggiungete gli oli mescolando fintanto che non si il tutto non si sia sciolto bene;
- Togliete la ciotola dal bagnomaria e lasciate raffreddate un po’;
- Quando la miscela comincia ad addensare fate colare a filo l’acqua di rose, mescolando continuamente in modo che non si formino grumi; è importante che l’acqua venga inserita piano in modo che il composto sia ben emulsionato;
Oli essenziali per crema- Mescolate fintanto che la crema non si sia raffreddata;
- Infine aggiungete qualche goccia dell’olio essenziale scelto.

Conservazione:
tenere al riparo da calore ed aria. In tal modo durerà per diverse settimane. Se potete, dividete la crema in due contenitori in modo da tenerne uno in frigo e l’altro a disposizione: in frigo si mantiene per circa due mesi.

(*) la scelta dell’olio essenziale dipende sia dal beneficio che si vuole ottenere, ma anche dalla tolleranza della pelle. Benché la dose utilizzata nella crema sia minima, bisogna sempre tener presente che un olio essenziale è un concentrato di sostanze alcune delle quali possono provocare delle reazioni allergiche. E’ sempre meglio testarne gli effetti.

Posso consigliare:
- l’olio essenziale di geranio che ha proprietà astringenti ed è efficace contro acne, foruncoli e couperose, oltre che stimolante della circolazione;
- l’olio essenziale di ylang ylang che aiuta nei casi di pelle grassa, è tonificante e astringente, dona luminosità alla pelle ed è ottimo come rivitalizzante;
- l’olio di arancio amaro che stimola il metabolismo della pelle combattendo rughe e varie affezioni;

Considerazioni:
uso questa crema la sera in quanto è piuttosto unta, ma per ovviare al problema basta lasciarla assorbire per qualche minuto e poi togliere l’eccesso tamponando la pelle con un fazzolettino di carta. Oltre che sul viso si può utilizzare per le mani, la pelle ispessita dei talloni o comunque in qualsiasi parte del corpo dove ci sia bisogno di un’azione nutriente.