lunedì 19 marzo 2012

Scorci di Primavera

Finalmente piove, quattro gocce qua e là, sempre meglio del niente degli ultimi mesi.
Il cielo è grigio da tre giorni, addirittura viola in certi momenti che pare debba arrivare il diluvio universale, ma finora si sono viste poche gocce, neanche che il Padre Eterno o chi per Lui stiano ponderando i nostri meriti e se quest'acqua ce la siamo guadagnata o meno. E intanto nuvoloni carichi stazionano sopra le nostre teste privandoci del Sole e togliendo la vivacità ai colori primaverili.
Poco male se questo servirà a dissetare la Terra arsa dal gelo e dal vento dell'inverno che ci stiamo lasciando alle spalle.

ViolettaLa prima violetta

Nel mio giardinetto il ciclo della vita continua a girare sotto il mio sguardo attento.
La settimana scorsa ho incontrato la prima sparuta violetta che si faceva strada tra i resti delle foglie morte e l'ho guardata ben bene quasi a domandarle dove fossero tutte le altre. Strano vederne una da sola, ho pensato, ma un po' alla volta, nei giorni seguenti, sono comparse un po' ovunque e l'invasione sta continuando per la mia grande gioia!
Sono piante spontanee come pure lo sono le primule che ogni anno ritrovo più numerose.

Primule spontaneePrimule spontanee

Tutto è in movimento, anche il mio prunus che si sta preparando alla sua annuale esplosione rosa, mentre la cinciallegra canta dall'alto dei suoi rami ricordandomi di portarle il suo pasto quotidiano.

Prunus fiorito
Prunus fiorito
Prunus fioritoPrunus in fiore

Intanto, mentre scrivo, abbiamo ricevuto la benedizione di uno scroscio di pioggia e il giorno volge alla fine.
L'ultimo a farsi sentire è il merlo che, come tutte le sere prima di ritirarsi, si ferma a cantare nel mio giardino al momento dell'imbrunire. E' un canto che accompagna la penombra che si fa più marcata e che ispira un sentimento di dolce maliconia, come un invito all'introspezione stimolata dall'ora crepuscolare.


domenica 11 marzo 2012

Risveglio

La Primavera ha fatto il suo ingresso anche nel mio piccolo giardino.
Ufficialmente, in realtà, non è ancora Primavera, ma la Natura si sta già risvegliando, iniziando in modo impercettibile a scuotersi dal lungo riposo invernale e poi via via facendosi notare in maniera sempre più clamorosa.

Ramo con gemmeE' il periodo dell'anno che preferisco. D'altra parte anche noi umani, seguendo il corso delle stagioni, percepiamo quel qualcosa in più di linfa vitale scorrere nelle nostre vene.
Sensazione silenziosa perchè, si sa, la Natura non usa le parole per esprimersi, lavora in silenzio. Sono i nostri occhi che hanno il privilegio di poter osservare tutto ciò che essa crea.
Ed io osservo e mi meraviglio ogni volta nel vedere lo spettacolo della rinascita, come se fosse la prima volta. E' una grande gioia per me sapere che le mie beniamine ce l'abbiano fatta a superare i rigori dell'inverno e mi conforta e rassicura la loro presenza.
Nel nostro quieto modo di comunicare percepisco il fremito di vita fluire dalle profondità della terra per esplodere nelle gemme di fiori e foglie che andranno a colorare il mio piccolo mondo. E' bello, è vita e mi sento viva!

Rosaio rampicante con gemmeIl rosaio rampicante "New Dawn"

Lilla con gemmeL'alberello di lillà

Prunus coperto di gemme
Ramo di prunus con gemmeIl mio amatissimo prunus

venerdì 2 marzo 2012

Cartoline di una volta

Questa per me è stata una settimana impegnativa che non mi ha lasciato il tempo di scrivere ed allora ne approfitto per presentare alcune cartoline della mia piccola collezione.
La maggior parte di queste cartoline proviene dalla mia famiglia per cui mi sono ancor più care.
Oltre al fatto che mi incantano per quell'aria un po' romantica e quello spirito nostalgico che si portano dietro.

Cartolina Buona Pasqua 19311931

Due cartoline Buona Pasqua 1921 - 19381921 1938

Cartolina Buon Onomastico 19371937 1937

Cartoline Buon Onomastico 1925 - 19261926 1925

1927

P.S.: la cartolina nell'intestazione del blog, datata 1907, è la mia preferita della collezione.

venerdì 24 febbraio 2012

Sogno di una notte di fine estate ovvero alieni a bordo - 2a parte

Un uomo mi avvicina. E' grosso di corporatura ed ha i capelli brizzolati. Poco prima l'avevo visto accanto alle apparecchiature e so che è un membro dell'equipaggio, probabilmente un macchinista.
Lo informo della situazione e gli dico che non deve fare uscire le donne dal laboratorio per nessuna ragione. Io non posso fermarmi lì perchè devo continuare la caccia.
E' un uomo affidabile ed ho fiducia che farà buona guardia. Lui non parla, ma con la testa mi fa segno di aver ben capito mentre si avvia verso la vetrata. Noto allora che il suo braccio destro è storpio e più corto dell'altro, segno che si è già scontrato con gli alieni e ne ha riportato quel danno. Ciò lo rende maggiormente idoneo a quel compito perchè, sopravvissuto ad un primo attacco, sa bene come fare a difendersi e certamente è ben agguerrito ed aha voglia di fargliela
pagare.

Vado verso le apparecchiature dove nel frattempo sono arrivati altri tre marinai che vedo indaffarati a cercare di capire come farle funzionare ora che il personale addetto è stato messo fuori gioco.

Sono cauta perchè mi rendo conto che a questo punto è diventato difficile distinguere chi è ancora se stesso da chi è stato preso dagli alieni. Decido pertanto di non svelare le mie reali intenzioni e, per non destare sospetti, mi comporto come se tutto fosse normale. Scambiamo due parole sui loro progressi in quella postazione e, senza lasciargli il tempo di farmi domande, mi congedo con la scusa che devo andare a rapporto.

Incrociatore in mare al tramontoMi allontano e scendo ad un ponte inferiore alla ricerca di un posto tranquillo dove poter riflettere sul da farsi. Entro in una cabina ed apro una finestra interamente in metallo come quelle dei mezzi blindati. Si apre a spinta dal basso e posso vedere il mare sotto di noi.
Mi irrigidisco nel sentire la porta alle mie spalle che si apre. Mi giro di fianco tenendo un braccio appoggiato all'apertura della finestra per assumere un atteggiamento naturale. L'alieno, che di alieno si tratta, si affaccia all'interno, mi guarda, con gli occhi percorre velocemente la stanza e, non notando niente di anormale, mi saluta e prosegue il suo giro di ispezione.
Tiro un sospiro di sollievo. Non ha capito chi sono, ma è meglio che mi tolga di lì in fretta e mi trovi un rifugio sicuro. Oramai sapranno che sono a bordo e mi staranno cercando.

Con circospezione percorro dei corridoi mantenendomi il più possibile nell'ombra. Un uomo furtivo si sporge da dietro un angolo e mi fa dei cenni per indicarmi un percorso. Capisco allora che non sono rimasta sola. Altri sono sopravvissuti e posso contare sul loro appoggio per rimanere nascosta il tempo necessario.
Apro una porta alla mia destra ed entro nella piccola cabina. Anche qui apro la finestra in metallo e mi sporgo per guardare: tutto intorno si vede solo il mare, niente terra in vista, come immaginavo.
Il mare è calmo, animato solo dal luccichio dei riflessi del sole del tardo pomeriggio.

Rifletto che ciò va bene, abbiamo ancora tempo per agire prima di arrivare a destinazione.
Sì, c'è ancora tempo.


sabato 18 febbraio 2012

Sogno di una notte di fine estate ovvero alieni a bordo - 1a parte

Cammino lungo uno stretto corridoio. Le pareti sono di metallo grigio e non ci sono finestre, solo alcune porte, anch’esse in metallo. Avverto del movimento sotto ai miei piedi, come un leggero rollio che rende la mia andatura un po’ dondolante. Ma sì, ora ricordo, sono a bordo di un incrociatore.

Illustrazione incrociatore Duca AbruzziAllungo il passo perché devo raggiungere gli altri. Apro una porta alla mia destra ed entro in una stanza che è stata designata come sala comandi e dove la riunione a cui devo attendere è già iniziata. Gli ufficiali e alcuni membri dell’equipaggio presenti indossano abiti civili, non militari, e si respira la tensione per il fatto grave che sta accadendo a bordo: ci sono delle presenze aliene che vogliono impadronirsi della nave ed operano impossessandosi dei corpi delle persone per poi sostituirsi ad esse.
Gli abiti civili servono per confonderli perché ovviamente cercheranno prima di catturare gli ufficiali per poter governare la nave.
In qualche modo dobbiamo affrontare la situazione ed impedire che ciò avvenga. Dobbiamo smascherarli prima che riescano nel loro intento, ma sappiamo che hanno già iniziato a mescolarsi tra di noi occupando i corpi di alcuni compagni caduti.
Parliamo, cerchiamo soluzioni e strategie da mettere in atto.

Improvvisamente entra un uomo trafelato dicendo quasi urlando che gli alieni vogliono rilasciare
una sostanza nell’aria facendola passare per i condotti integrati nella struttura.
Memore di un’esperienza passata, intervengo dicendo che dobbiamo fermarli immediatamente perché si tratta di una sostanza tossica. E’ troppo tardi, la sostanza, che si manifesta in forma di eteree sfere bianche sospese nell’aria prima di dissolversi in gas, è già stata rilasciata e non c’è tempo per correre ai ripari.

Incrociatore in navigazioneAttorno a me vedo alcune persone accasciarsi al suolo. Mi inchino su una ragazza che si tiene sollevata col dorso contro una parete, e la sollecito a non lasciarsi andare, a reagire. Lei mi fa cenno di sì col capo.
Mi rialzo e realizzo che a me, come ad alcuni altri presenti, il gas non sta facendo effetto, perlomeno a quel livello di contaminazione, ma non sappiamo fino a che punto siamo immuni e cosa ci succederebbe se il gas continuasse a diffondersi, per cui decidiamo che è meglio che ci affrettiamo ad individuare le persone prese dagli alieni per neutralizzarle fintanto che siamo in grado di farlo.
Prima però vado di corsa a verificare le apparecchiature scientifiche di bordo. Ripercorro il corridoio a ritroso ed esco dalla porta in fondo che porta in una sala tecnica. Un po’ più in là sulla mia destra e a ridosso della parete ci sono le postazioni scientifiche. Lì due ricercatrici sono all’opera per cercare di fermare la fuga di gas operata dagli alieni e mi riferiscono che sono a buon punto.
Ne prendo atto e mi allontano per raggiungere gli altri: siamo un gruppetto di quattro e assieme iniziamo la caccia agli alieni in giro per la nave.

Poco dopo l’istinto mi dice di tornare alla sala tecnica in quanto è uno dei punti strategici più appetibili per possibili invasori e, come entro nella sala, noto che le due ricercatrici non ci sono più. Giro lo sguardo e le vedo dietro ad una vetrata che separa un piccolo laboratorio situato sul lato opposto rispetto alle apparecchiature. Alle loro spalle c’è la ragazza che avevo lasciato a terra nella sala comandi.
La mia gioia nel vederla viva si smorza subito al suo strano sorriso che fa apparire il suo volto una maschera. Le due ricercatrici mi fanno dei cenni da cui capisco che sono state catturate dagli alieni e che la ragazza è uno di loro. In qualche modo, sapendo di essere perdute, si sono rinchiuse nel laboratorio per impedire all’aliena di fare altre vittime.
---- segue----