giovedì 26 gennaio 2012

Origini - 2a parte

Grado - Basilica
Grado - Basilica
Una cosa che a Grado si imparava già in giovane età era il nome dei venti. In una comunità costituita in forte numero da pescatori, essi rappresentavano un comune soggetto di conversazione e la loro conoscenza era una salvaguardia per la vita di chi doveva affrontare il mare.
Da bambina vedevo spesso dei pescatori che, prima di avviarsi al porto, andavano sulla costa a scrutare il mare e, da come si muovevano le onde, decidevano se potevano prendere il largo o meno.
Poi si sentivano i commenti tra le calli: "Xe bora", "Xe siroco", e via dicendo in un ampio vocabolario dialettale che dava un nome a ogni vento o variante di forza dello stesso o eventi climatici ad essi associati.
Si incominciava in questo modo a prendere dimestichezza con la rosa dei venti in un tempo in cui a bordo non c'erano strumenti sofisticati, ma solo l'esperienza di una vita in mare.

Grado - Laguna con Isola di Barbana - vista aerea
Certo è che questa zona, così aperta, è un punto d'incrocio delle correnti d'aria e mi piace definire i suoi abitanti "figli dei venti" e come tali soggetti a moti dello spirito.
C'è magia nei luoghi dove i venti si incrociano e spargono la loro energia. Basta fare un giro in laguna in una giornata di bora per sentirsi riempire da questa forza vitale, ben inteso non quando soffia a 130 Km/h. che allora è meglio non avventurarsi fuori!
Comunque è vero che la gente di qui ha una certa facilità a sintonizzarsi con i mondi sottili e non è raro che in qualche misura si sviluppi il dono della vista, a volte tanto semplicemente quanto il prenderne coscienza.
E magici sono anche i versi di Biagio Marin che seguono:

Grado - Isola di BarbanaL'ANEMA MIA

L'ánema mia xe solo un bel paese,
un golfo biavo e le montagne in giro;
e sora i munti sventola un pavese
de nuòli ariusi in tepido respiro.

Passa pel sangue réfuli de vento,
mola 'l siroco e sufia garbinasso;
duto 'l gno sangue 'l sa de marinasso,
d'áleghe verde su restìe d'arzento.

Se 'l vento tra le cane d'un paoleto
fis-ciota canti piculi d'amor,
riùssa 'l cuor, el se dormensa quieto
comò 'na fantulina apena in fior.

Biagio Marin

Traduzione:
L'ANIMA MIA
L'anima mia è solo un bel paese, - un golfo bianco e le montagne intorno; - e sopra i monti sventola un pavese - di nuvole ariose in tiepido respiro.
Passan nel sangue soffi di vento, - molla lo scirocco e soffia il libeccio; - tutto il mio sangue odora di mare, - d'alghe verdi su onde d'argento.
Se il vento tra le canne di un "pauleto" (*) - fischietta canti piccoli d'amore, - ridacchia il cuore, si addormenta quieto - come una bambina appena in fiore.
(*) zona della laguna con isolotti e canaletti sulle quali crescono canne palustri


Grado - Laguna - vista aerea
ME SON VISSUO

Me son vissúo
favelando co' i nuòli,
barche lontan dai moli
su l'urizonte de velúo.

E son vissúo sognando
isole e rade
de là del mar più grando,
el mare sensa strade.

Cussí son arivào
ai cunfini del mondo,
de là del mar profondo
sempre solo sognào.

Biagio Marin, A le fose (1984)

Traduzione:

IO SONO VISSUTO
Io sono vissuto - parlando con le nuvole, - barche lontane dai moli - sull'orizzonte di velluto.
E sono vissuto sognando - d'isole e di rade - al di la' del mare piu' grande, -il mare senza strade.
Cosi sono arrivato - ai confini del mondo - al di la' del mar profondo - sempre solo sognato.

2 commenti:

  1. Interessanti e lirici questi due tuoi post, cara Marie-Jeanne.
    "Figli del vento" che bella espressione! E grande poeta Biagio Marin.
    Grazie e buona giornata!
    Lara

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    Risposte
    1. Grazie a te Lara, mi fa piacere che apprezzi Biagio Marin. nei suoi versi io ci ritrovo le mie radici perse.
      Buon fine settimana.
      MarieJ.

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