Berlino è la Germania che non ci si aspetta. Città cosmopolita a tratti caotica e a tratti così quieta, appartiene a tutti e a nessuno nello stesso tempo.
In ogni quartiere si respira un'aria diversa e a volte basta girare l'angolo della strada per ritrovarsi immersi in un'atmosfera distinta: quello che era due passi prima è svanito per lasciare il posto ad altre energie in un susseguirsi di sensazioni che sono lì solo per essere colte.
Si vive, si cammina, si lavora in questa città che pare sospesa tra mondi distanti.
Berlino ti accoglie e ti guarda con l'occhio cangiante delle sue realtà, a volte benevolo, altre indifferente. E' triste e allegra, carica del peso della sua storia, ma coraggiosamente aperta al futuro. E fa quasi tenerezza in questo suo respiro di speranza quando sembra dissolversi avvolta dalla nebbia.
In ogni quartiere si respira un'aria diversa e a volte basta girare l'angolo della strada per ritrovarsi immersi in un'atmosfera distinta: quello che era due passi prima è svanito per lasciare il posto ad altre energie in un susseguirsi di sensazioni che sono lì solo per essere colte.
Si vive, si cammina, si lavora in questa città che pare sospesa tra mondi distanti.
Berlino ti accoglie e ti guarda con l'occhio cangiante delle sue realtà, a volte benevolo, altre indifferente. E' triste e allegra, carica del peso della sua storia, ma coraggiosamente aperta al futuro. E fa quasi tenerezza in questo suo respiro di speranza quando sembra dissolversi avvolta dalla nebbia.
Camminare per le strade di Berlino mi ha fatto pensare a La città sottile del Banco del Mutuo Soccorso, una canzone che trovo le si addica:
LA CITTA' SOTTILE
Tu chi sei, città non città
che vivi appesa in giù alle tue corde d'aria ferma.
Travi, tubi senza dimensioni,
freddi quarzi invecchiati.
I tuoi mille ascensori di carta velina
che vanno su e giù senza posa,
nessuno che scende, nessuno mai sale.
Sottile non città che reggi tutto su niente :
ogni retta poggia su se stessa,
ogni curva su se stessa,
assurdi equilibri spostati.
Luci opache le tue rare stelle,
il tuo sole è spirato.
Che altro ti resta se non l'uomo nudo
che io vedo ogni giorno
quel pazzo padrone,
poeta o predone che vive sull'ultima trave.
Si frega le mani poi ride, o non ride...
saltella leggero
dal trave a una curva
ma oggi l'ho visto tuffarsi nel vuoto
così d'improvviso
però non so dire
se urlasse o ridesse.
Qui il vento non soffia i rumori ma c'è il silenzio
che sa scrivere nell'aria ferma.
Sottile non città fra i tuoi perenni grigi sola.